Un anfiteatro in pietra bianca e grezza scavato nella montagna da cui prendono forma, ai suoi piedi, case, piazze, antichi palazzi e monumenti secolari. È l’immagine che si apre arrivando a Carrara, la città del marmo, circondata dalle Alpi Apuane e con lo sguardo rivolto al mare. Un piccolo gioiello bianco, incastonato tra la Versilia e la Liguria, in Lunigiana, da scoprire tra le vie del centro storico, antichi borghi nei dintorni ed escursioni tra i paesaggi lunari delle cave. Qui tutto è legato alla presenza del marmo, l’oro bianco di questa terra: la storia, le tradizioni, la vita degli abitanti, perfino le specialità gastronomiche.
Il legame di Carrara con il marmo risale fin dai tempi dei romani. Non a caso il suo nome deriva da carro, mezzo usato per trasportare i pregati blocchi e il suo simbolo è la ruota (dei carri, appunto). Da queste cave – il bacino marmifero più grande del mondo – proviene, infatti, la pietra usata per realizzare i maggiori edifici pubblici e le numerose dimore patrizie della Roma imperiale. La si ritrova, poi, nelle splendide architetture religiose in stile gotico fino al Rinascimento, quando la scultura diventa protagonista e nascono alcune delle opere più grandiose di maestri come Michelangelo, Bernini o Canova. E utilizzata ancora, ai giorni nostri, da artisti di tutto il mondo come Poncet, Cardenas, Botero, Bodini, Pistoletto, fino ai giapponesi Yasuda e Nakamura. Una fama riconosciuta a livello internazionale che le è valso, nel 2017, il titolo di Creative City UNESCO della categoria craft. Ma ogni anno il marmo è celebrato con diverse manifestazioni. Come White Carrara Downtown, organizzata da IMM Carrara SpA che ogni giugno, per una settimana, propone un percorso insolito nella città, con visite e incontri culturali, esposizioni, degustazioni e suggestivi concerti nel candido paesaggio delle cave. Un elogio a questa ricchezza che ha dato tanto al mondo dell’arte, ma che è, anche e prima di tutto, una storia di uomini, del lavoro durissimo dei cavatori, del loro sapere millenario per il quale sono, ancora oggi, rinomati in tutto il mondo.
Girando per il centro storico, in parte chiuso al traffico, si incontrano gli edifici più importanti. Si parte da Piazza Alberica, il cuore di Carrara, con la pavimentazione decorata da diversi tipi di marmo che contrastano con le facciate colorate delle case signorili e dominata, al centro, dalla fontana con la statua raffigurante la duchessa Maria Beatrice d’Este. Da qui si incontrano, poi, il Duomo di Sant’Andrea, in cui la prima struttura romanica è stata impreziosita da interventi gotici, e caratterizzato da una facciata a fasce di marmo bianco lunense e nero di Colonnata su cui si apre un rosone che richiama la forma di una ruota, simbolo della città; il Teatro degli Animosi, in stile neoclassico con la facciata interamente realizzata in marmo bianco; e, ancora, la fontana di Piazza d’Armi, Floating Stone, realizzata dall’artista Kenneth Davis nel 1979 con una sfera di 108 cm di diametro (e 1.781 tonnellate di peso) che ruota costantemente spinta dalla forza dell’acqua. Poco lontano dal centro, all’interno di Villa Fabbricotti immersa nel verde del Parco della Padula, si trova, poi, il CARMI – Museo Carrara e Michelangelo, dedicato all’icona indiscussa dell’arte del Rinascimento e al suo stretto rapporto con la città. Realizzato dall’Associazione MetaMorfosi, con la collaborazione scientifica di Casa Buonarroti, il percorso si snoda tra sei sale tematiche che, attraverso riproduzioni in scala 1:1, ologrammi, come quello del David che prende vita in una stanza, video, fotografie e documenti storici, ripercorre il profondo legame di Michelangelo con la città e il marmo, suo materiale d’elezione, che lo portò qui nel lontano 1497.
Il marmo di Carrara: alle origini di un’opera d’arte
Sempre nel centro di Carrara, si trova poi l’Accademia di Belle Arti, ospitata all’interno di Palazzo Cybo-Malaspina rinomato ateneo per la formazione, tra le altre discipline, di futuri scultori. Aperta 250 anni fa, oggi accoglie circa 800 studenti, di cui la metà stranieri, e vanta Professori onorari del calibro di Flaxman, Canova fino a Maurizio Cattelan e Jeff Koons, nominati negli ultimi due anni dal Direttore Luciano Massari. In questa ex roccaforte in stile rinascimentale, della casata principesca che ha regnato nel ducato di Massa e Carrara dal 1553 al 1790, si possono ammirare i fasti del suo antico passato. Come la sala delle colonne, oggi adibita a Biblioteca d’Istituto, gli appartamenti privati del principe che conserva pregiate edizioni e archivi storici, la sala dei nobili, in cui si trova la prima e più completa marmoteca nazionale esistente che espone le diverse tipologie di marmo della Penisola, tra cui quello bianco locale, e, non ultimo, una delle più importanti gipsoteche del mondo per varietà e quantità che conta oltre 300 gessi di celebri artisti come Canova, Tenerani, Finelli, Fontana. Nel loggiato medievale, infine, si possono ammirare anche opere romane – tra cui la celebre edicola votiva dei Fantiscritti del III secolo d.C. – medievali e rinascimentali.
In città sono, poi, molti i laboratori in cui trovare il fascino di vedere come nasce un’opera d’arte. Il più antico è lo Studio Nicoli, dove a metà dell’Ottocento iniziò la sua attività di scultore Carlo Nicoli, autore di prestigiose commissioni presenti ancora oggi in ogni parte del mondo, dalle Filippine al Sud America, tra cui il ritratto della Regina Vittoria, un Monumento alla Indipendenza del Brasile e il ritratto di Garibaldi per Montevideo in Uruguay. Lo studio, da allora, è diventato un punto di riferimento per molti artisti di fama mondiale. Qui hanno preso forma opere di Sironi e Arturo Martini, negli Anni ’30, fino a quelle di Antoine Poncet, Louise Bourgeois, Anish Kapoor, Michelangelo Pistoletto e Mimmo Paladino per citarne alcuni.
Il marmo, però, dà forma anche a tanti oggetti di design contemporaneo. Ne sono un esempio quelli presenti nel locale Cibart nella centralissima Piazza Alberica, uno showroom-bar in cui, oltre a gustare qualche ricetta del territorio accompagnata da vini locali, si possono vedere (e acquistare) manufatti prodotti nel laboratorio artistico FormArt: dai bicchieri ai complementi per la casa, dalle lampade fino alle “testine” decorative dipinte a mano, diventate un loro classico.
Alla scoperta delle cave di marmo, un paesaggio lunare
A Carrara, la visita che non può mancare è quella alle famose cave. Dal centro della città si segue una strada che sale passando attraverso un paesaggio di grande suggestione, a tratti lunare, dove il verde della vegetazione è bruscamente interrotto da immense aree bianche, abbaglianti alla luce del sole, frutto delle escavazioni. È il cuore della montagna in cui si aprono i tre bacini principali di Torano, Fantiscritti e Colonnata. Lungo la strada si passa accanto ai Ponti di Vara, realizzati intorno al 1880 per il passaggio dell’antica Ferrovia Marmifera preposta al trasporto della pregiata pietra, fino a raggiungere la base delle cave di Fantiscritti, a una quota di 400 metri, dove si trova il Museo delle Cave, un interessante percorso storico sulle tecniche usate dai tempi dei romani fino ai giorni nostri. Da qui, ci si prepara per la visita delle cave che, per motivi di sicurezza, può essere fatta solo con tour guidati, muniti di caschetto e giubbino ad alta visibilità. Prima tappa è la cava del Ravaccione, all’interno del Monte Torrione, che si raggiunge dopo aver superato in auto uno stretto tunnel scavato nella pietra. Una cattedrale di marmo, immensa, dalle pareti bianche e lisce che lascia senza parole, da dove escono solo blocchi di grandi dimensioni. Tra tutto questo candore spicca un omaggio a Michelangelo dello street artist Ozmo, che ha riprodotto la Creazione di Adamo su una parete di 160 mq. Tornati all’aperto, a bordo di jeep, si sale per una strada sterrata protetta da blocchi di marmo che fanno da guard rail, verso la cima del monte, a circa 1000 metri, dove circondati dal marmo candido e squadrato della montagna, si gode di una vista a 360 gradi, dalle Cinque Terre alla Versilia.
Riprendendo la strada che corre sul pendio delle Alpi Apuane, si prosegue la visita delle cave nel vicino borgo di Colonnata, cuore dell’omonimo bacino marmifero e famoso per il suo prelibato lardo. Un tempo era un cibo povero, chiamato la forza dei cavatori per il suo grande apporto nutritivo mentre oggi è diventato una delle più specialità IGP locali. Anche in questo caso si ritrova lo stretto legame con il territorio. Il lardo viene, infatti, preparato riponendolo in vasche, manco a dirlo, di marmo, strofinate di aglio, ricoperto di aromi e lasciato stagionare per almeno sei mesi. Colonnata è un bel borgo dove si passeggia tra le strette vie pedonali che si arrampicano sulla montagna, tra le case in pietra e i profumi che escono dalle larderie, dalle botteghe e dai ristorantini all’aperto. Da vedere è la chiesa del XII secolo di fronte alla quale si trova il Monumento al Cavatore, una statua di Cristo posta a fianco di una montagna stilizzata in cui è rappresentato il lavoro dei cavatori nella storia. Nei dintorni del paese, infine, si possono anche visitare la Cava Romana del I secolo a.C. e una cava a pozzo, profonda alcune decine di metri. Arrivando così alle origini di una storia secolare che ha dato forma, tra fatica, ingegno e sapere, a tante opere d’arte. E che continua ancora oggi.